Talvolta si può cadere nell'equivoco di credere che certa letteratura induca a certi comportamenti, quando è vero esattamente il contrario. E' sempre la domanda a precedere la risposta. Bisognerebbe fare sempre molta attenzione a non confondere la causa con l'effetto. La letteratura erotica o pornografica costituisce una risposta alla richiesta che parte dalla società e che è generata da malesseri profondi, talvolta drammatici ed ossessivi che non si possono reprimere. Chi nutre piccole o grandi perversioni ha un bisogno spasmodico di vedere rappresentate le proprie fantasie fino al punto di metterle in pratica, se non riesce a sublimarle proprio attraverso la letteratura. La letteratura (anche quella disegnata) ha la possibilità di mantenere circoscritte nell'ambito della fantasia quelle ossessioni che altrimenti troverebbero un inevitabile sfogo nella realtà. Questo è il ruolo della pornografia: togliere aggressività, stemperare, sublimare, rasserenare, placare quel magma incontenibile che è l'ossessione, per impedire una tracimazione che porterebbe a comportamenti aberranti. E' un po' il ruolo dei sogni: in sogno si possono commettere le azioni più turpi che mai si commetterebbero nella vita reale, proprio perché risolte nel sogno. L'opera di Miguel Angel Martìn è uno straordinario esempio di questa letteratura. L'alta qualità grafica, l'atmosfera allucinata da incubo, la lucida e cupa spietatezza priva di compiacimenti estetici fanno di questa opera lo specchio della ferocia, della violenza sorda e bestiale, che si potrebbe chiamare psico-patologia se non fosse così tragicamente diffusa nella nostra società. Basta pensare a quanto è appena successo in Bosnia per rendersene conto. Nessuno può ragionevolmente sostenere che gli aguzzini Serbi Bosniaci siano stati indotti al loro comportamento dalla lettura dell'opera di Miguel Angel Martìn, ma, al contrario, io sono convinto che, se l'avessero letta, sarebbero stati spinti alla vergogna ed alla pietà.
La censura è sempre dannosa.
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